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Hegel riteneva che la più grande scoperta dell’Età Moderna non fosse l’ Io Penso cartesiano. Fosse in verità la scoperta del riconoscimento come acquisizione di una necessità. Su questa intuizione Hegel svolge gran parte dei passaggi della Fenomenologia dello Spirito. IL filosofo di Stoccarda però non poteva immaginarsi che proprio questa sua intuizione fosse ripresa abbondantemente negli anni a seguire, anche dai suoi denigratori o da chi non ne riconosceva appieno la paternità. Possiamo allora dire che anche questa è una figura del ri-conoscimento? Se ci si riferisse all’autore di primo conio l’attenzione sfumerebbe. Non ci sarebbero più ragioni di continuare nel ragionamento per la messa a fuoco del concetto di ri-conoscimento. E in questa versione grafica già si è operato un passaggio di cui non sappiamo se il suo primo autore sarebbe contento. Siamo proprio sicuri che questo momento attenga a una versione ripetuta della conoscenza verso il proprio Sé o non si tratti invece di un momento di conoscenza vera e propria? Di sicuro questa fase consiste in una figura della differenza. Deve infatti staccarsi dal momento conoscitivo tout court. Mentre nella fase della conoscenza noi abbiamo una versione interiorizzata del mondo nel soggetto nella fase del ri-conoscimento abbiamo il soggetto che si pone nei confronti del mondo. E questa è una figura che sarebbe piaciuta ad Hegel.

Come già detto, non sappiamo però se i suoi epigoni avrebbero fatto una bella figura nel continuare questa grande illuminazione. Ci prova Axel Honneth in un percorso per cui l’idea la vediamo riaffiorare in ogni dove per l’Europa dell’Ottocento e Novecento. Francia, Inghilterra, Germania sono diversi gli autori, diversi i contesti, diverse le declinazioni del lessema che gradualmente assumono una veste sempre più sociale e sempre meno speculativa. In verità in questa opera si parte discutibilmente a trattare questo concetto dal diciassettesimo secolo. Se ne imposta il valore nell’ambito della tradizione culturale europea. Si cercano e trovano con molta generosità interazioni e contaminazioni, fino a perderne consapevolmente l’integrità originaria. Tutto per dire che col riconoscimento inteso in senso identitario si valorizza la risorsa fondamentale del sapere d’Europa. Affiora qui il senso stesso di democrazia. Se è naturale la volontà di esserci, quindi del porsi nel proprio contesto e mostrare la propria volontà di modificarlo, si deve riconoscere altrettanta facoltà a chiunque altro mostri la stessa necessità. Si tratterebbe quindi di un principio fortemente individualistico che affermandosi universalmente però incontra il riscontro sociale e il bisogno di una messa a sistema attraverso la democrazia.

Di mezzo però c’è sempre la scoperta hegeliana che vede nella crescita dello spirito borghese quel qualcosa che, per la prima volta nella Storia, nasce dalla piena affermazione di sé stesso per trovarsi nella contemporanea esaltazione collettiva di nuova classe dirigente. Ed anche in questa dinamica appaiono in evidenza i contrasti. Da una parte l’individualità che non vuole perdersi nella molteplicità. E dall’altra l’identità nuova di classe dirigente che però per affermarsi come tale ha bisogno di ciascuna di queste identità. Solo in questo modo riesce a riconnettere la propria. Sono gli individui che per la prima volta riescono a dare un’idea di insieme. L’insieme precedentemente determinato, l’ordine delle cose così come aveva prima governato il mondo, non si dà di per sé. Nella rivoluzione borghese deve essere selezionato nelle sue componenti umane.

Di qui la fatica del riconoscimento. Ciascuna di questa miriade di componenti deve mostrarsi, deve essere ri-conosciuta, deve concorrere ad essere classe. Solo allora il problema del suo governo. (…).

Manca però il libro oggi più interessante. Quando questa figura del ri-conoscimento declina invece sé stessa rapportandosi al mondo ma solo e sempre nella chiave della propria identità. Siamo però nel secondo dopoguerra, siamo in pieno esistenzialismo. Ed è tutto un altro film.

(Axel Honneth, Riconoscimento. Storia di un’idea Europea, Feltrinelli, 2018)

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