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lunedì, Aprile 7, 2025

Così vicine così lontane

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Inevitabilmente l’interrogativo sulle responsabilità sulla decisione di porre fine alla vita da parte della ristoratrice, successivamente alla ridda di contumelie, rimane aperto. Il Foglio, come anche Il Riformista, tendono a sollevare le responsabilità all’incorporeità del web e dei Social. La colpa – meglio ancora del concetto di responsabilità – è da additare a ciascuno di noi.

Ciascuno portatore di un rancore, di un problema irrisolto con gli altri, con la tendenza a denigrare un altro per valorizzare sé stesso. In questo combinato-disposto delle insoddisfazioni prodotte dalla società in cui viviamo il Social sarebbero solo l’evidenziatore di una sommatoria di identità. (E qui si va con la famosa descrizione del cialtrone data da Umberto Eco per cui prima il propalatore di sciocchezza un tempo parlava al bar ora parla al mondo attraverso i Social).

Anche se così fosse si deve legare una responsabilità agli strumenti senza per questo sollevare chi li usa da responsabilità. Con lo stesso criterio si evita che chiunque possegga un’arma da fuoco anche se chi la usa con perfidia lo fa per sua diretta responsabilità. Non si dà la colpa all’arma in sé. Ma il suo possesso in modalità generalizzata inevitabilmente aumenta il dato dell’uso distorto e determina omicidi altrimenti evitabili.

Non essendo i Social, come la pistola, due entità a cui si può ascrivere una responsabilità propria se ne incolpa l’utilizzatore quando si effettua un uso distorto.

Ma la distorsione sta anche nella ricerca della colpa all’interno di processi sociali, non riguardanti la dinamica tra persone. Ci si chiede chi sia il baco del sistema allo stesso modo in cui si guarda all’interno dell’ingranaggio per consentire alla macchina di procedere oppure di vizio del software perché il programma cammini.

Ed è quindi lo stesso meccanismo della colpa che deve essere rivisto. La stessa inizialmente era attribuita a coloro che avevano scoperto l’inganno e avevano così agitato l’indignazione fuori dalle righe.

Un errore proprio della volontà di interpretare che nasce dalla necessità riformatrice di ogni processo suscettibile ad essere modificato al fine di migliorare e dello scongiurare non si ripetano disfunzioni di questo tipo. Anche questo un atteggiamento che riguarda molto più la società della tecnica piuttosto del semplice spirito di dare progresso alle cose in essere.

L’ossessione a cercare le colpe riguarda molto più l’attuale modello di società legato alla computazione di ogni atto e di ogni conseguenza derivante piuttosto che a un rimasuglio del senso di colpa freudiano o della colpa cattolica.

Ed allora il comportamento correttivo da utilizzare potrebbe essere quello di abolire l’indice inquisitore recedendo nel comportamento di chi la sa lunga. Accettare l’immensa porzione di non sapere. Concentrarsi semplicemente sulla positività del fatto conosciuto senza volerne ricavare alcunché.

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