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La tragedia di un solo attimo

Concitazione sul campo. Si tratta della scena tipica nella quale si fa gol ma l’arbitro non convalida. Non è il solito fuorigioco, bensì – a giudizio dell’arbitro – il fatto che l’inizio dell’azione sia maturato da un passaggio scoccato fuori campo di alcuni centimetri. E i centimetri sono opinioni. Si chiede di guardare il Var. L’allenatore si sbraccia. I giocatori che rivendicano il gol protestano. Siamo appena al quindicesimo del primo tempo.

La scena è quella della partita Fiorentina Inter del 30 novembre.

Ma mentre arriva questo psicodramma tipico dei campi ne subentra un altro centrato invece sulla tragedia della vita. Un giocatore avversario della squadra dei protestatori si accascia sull’erba, alza le orbite degli occhi al cielo, esce bava dalla bocca. In un attimo la drammaticità vera anteposta a quella rituale e ludica.

Grande concitazione. I giocatori si dispongono tutti intorno al giocatore della Fiorentina che si è accasciato al suolo per proteggerne il delicato momento della rianimazione. Un compagno di gioco ha la prontezza di spostare la lingua per fare in modo che non ostruisca il passaggio d’aria. Gli vengono prestati i primi soccorsi mentre l’ambulanza arriva prontamente pur rifiutandosi di entrare in campo. Teme che date le condizioni possa impantanarsi e rendere inutile il suo arrivo. Alcuni giocatori cercano di insistere vigorosamente ma non ci sono ragioni.

Il giocatore della Fiorentina è Edoardo Bove, 22 anni, passato questo anno dalla Roma alla Fiorentina tra molti malumori dei romanisti. È romano, cresciuto calcisticamente nell’Appio Latino.

Si teme per la sua vita anche se nessuno lo ammette. Nessuna notizia di cronaca. Ma gli sguardi dei giocatori che hanno assistito alla crisi dicono tutto. In ospedale il ragazzo si riprende, dopo esser stato trasportato in rianimazione. Le note di cronaca non danno evidenze sulla sua salute ma pare si sia rimesso ed anzi incita i suoi a riprendere velocemente allenamenti e partite.

Quei minuti di tragedia sono singolari perché unicamente nelle vicende conosciute ordinariamente si è mai rilevata la sovrapposizione di due momenti drammatici e concitati ma su versanti diametralmente opposti.

Il primo è quello della finzione inscenata dal gioco che nondimeno presenta i caratteri della verità. Il secondo è quella della verità della vita che con buona pace di tutti si ridimensiona in breve nello scampato pericolo, quindi col ritorno alla vita.

Le contrapposizioni non ci aiuteranno mai a dimensionare le tragedie apparenti costituite dal nostro gioco. Né a ricordarci che il gioco della vita può entrare in remissione in pochi attimi. Ma confrontare i due momenti serve comunque a rivedere una simmetria del dramma e della sua redenzione che almeno in alcuni frangenti sono dati con questa medesima alternanza.

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