La sentenza nei confronti di Netanyahu emessa da parte della corte penale dell’Aja ha fatto il paio con quella emessa nei confronti di Putin l’anno precedente. Le due sentenze hanno in comune anche il fatto che non saranno mai esecutate. Si passa quindi all’inconsistenza del diritto che, come tale, diventa un fatto solo nel momento in cui nel mondo se ne parla e può essere preso ad argomento a detrazione.
Ma il diritto in mancanza delle condizioni oggettive di essere applicato nella sua concretezza si astrae a giudizio puro e semplice. Nel caso di Netanyahu è emesso da una Corte penale internazionale nata per perseguire crimini sui quali i governi sovrani sono impossibilitati ad intervenire. Nella fattispecie mancavano Usa, Russia e Cina perché non ne fanno parte in quanto non esprimono membri permanenti nel consiglio di sicurezza dell’Onu. Anche l’India ne è fuori. Ma anche la Arabia Saudita e l’Iran. Così come la Turchia. Cosa rappresenta questa sentenza emessa allora?
La volontà di emettere un giudizio universalmente condiviso perché sia patrimonio del sentimento del proprio tempo. Ma questo non è e non può essere. Abbiamo visto alcune reazioni in Italia, ma anche alcune titubanze in Francia e Germania.
La necessità è quella di costituire un precedente che sia iscritto nelle registrazioni della Storia anche se nell’effettività non ne muove alcun aspetto neanche marginale.
L’orientamento di una moral suasion affinché si addivenga a più miti consigli sentendosi stigmatizzato dal resto del mondo consiste invece in una pia illusione di coloro che si ritengono depositari di valori universali e necessari nell’età di appartenenza. Un modo per rispondere a delle domande con loro stessi. E la domanda è: voi cosa avete fatto per impedire tutto questo?
Agire costa troppo ed è anche pericoloso con tanto di interlocutori. Emettere un giudizio che non viene applicato invece non comporta nessun danno. Il mondo ne parla, il Pil di ciascuno stato per questo non cala né deve essere riorientato.
E il dinamismo normalmente tragico delle cose va avanti.