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All’Elevato non è sufficiente la sua altezza. Vuole possedere anche la simbolica della stessa.

Ha tutta l’aria di una controversia che divide due persone non due soggetti politici. Non c’è la persona Beppe Grillo da una parte – il suo vissuto, le sue predicazioni, la sua voglia di pesare e contare – e il mondo dei suoi sostenitori che gli ha voltato le spalle. Quello che un tempo era il movimento cinque stelle fondato da Grillo appare più interdetto che antagonista. Sondaggi già sono stati pubblicati – su cento pentastellati sessantacinque vanno con Conte, ventotto vanno con Grillo, ma il due non sa e cinque non voterebbe nessuno dei due partiti ritenendo finita l’esperienza.

Chiaramente la polemica è inevitabile. Conte dice: Grillo dice di farci un altro simbolo? “Non esiste un Grillo depositario di un movimento politico alternativo, hanno fondato una forza politica che appartiene agli iscritti”. E non è del tutto vero perché proprio in virtù della gestione del simbolo la ragione per cui venivano sottoscritte trecentomila euro l’anno all’Elevato.

Ma la differenza dal tradizionale scontro sull’uso del simbolo presente anche in altre tradizioni politiche ha due grandi eccezioni. La prima è che – diciamolo – quel simbolo non è gran che. In più non ha sedimentato storia, cultura e tradizione da poter essere considerato un simbolo architrave di una grande opzione politica. Non è la falce e martello, non è il garofano, non è lo scudo crociato, non è l’edera, non è la fiamma!

Ma transeat. La seconda grande eccezione da precedenti contenziosi sta di fatto che in mezzo ci sono i soldi, mentre, almeno nella versione vulgata maggiormente evidenziata, in altri casi c’erano valori e un solco storico ben preciso.

A ben guardare il diritto non è tanto nel tenersi ben strette quelle cinque stelline ben sì nel fatto di ritenersi deputati a sostenere la continuità con una storia di contestazione iniziata da grande adunate nei palazzi dello sport con Beppe Grillo nei panni di grande affabulatore della contestazione.

Come sempre il problema consiste nel fatto che con la rifondazione c’è sempre una parte di duri e puri delle origini che ritengono giusto non gestire quell’immagine espressiva di una sintesi di pensiero. E infatti sono gli stessi iscritti seguaci di Conte a scrivere sui Social: “Grillo ha ragione in un certo senso, il M5s fondato da lui” è “morto, ma non sono morti i principi e valori perché c’è stata una rifondazione”.

A parlare allora è un’eminenza grigia del Movimento: l’ex ministro Toninelli: “c’è un’enorme differenza tra il Movimento 5 Stelle e il partito di Conte”. Ed è proprio questa l’asserzione sulla quale nessuno dubita.

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