È chiaro che la presidenza del Consiglio in questo corso governativo si è messa di traverso alla legalizzazione della messa in trascrizione la volontà del soggetto di predisporre per il fine vita qualora le condizioni di sussistenza biologico non consentissero un corso cosciente o consapevole del proprio stato d’essere.
A sostenere la posizione del governo della repubblica in Aula della Consulta è l’avvocato di Stato Ruggero De Martino. L’occasione, oggi, è un’udienza pubblica convocata per essere illustrati in materia.
Il problema è stato sollevato dal gip di Milano in merito all’articolo 580 del codice penale. Ebbene secondo il parere giuridico legale dell’intervento di oggi la questione va dichiarata “inammissibile o manifestamente infondata”.
Le ragioni sollevano le note delicate della scelta volontaria sulla dismissione nel corso di esistenza. L’avvocato di Stato ha detto a chiare lettere: “qui si sta parlando di una norma penale che tutela il diritto alla vita in modo adeguato”.
Deve conoscere altri passaggi delicati la lunga battaglia iniziata dai radicali e da Marco Cappato. La delicatezza dell’argomento non riesce a sollevare dall’esposizione completa delle contraddizioni in cui è avvinta la questione che non riguarda semplicemente la vita e la morte come portate da un atto di volontà.
Vi è anche il diritto a un’esistenza decorosa nella piena consapevolezza di sé ma anche la cocente contraddizione della possibilità di recedere dalla decisione dichiarata, laddove ci si trovi nella condizione dove però non si può rivedere dalla scelta medesima.