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“E poi uscimmo a rivedere le stelle”

Si conclude con il finale delle tre cantiche dantesche il discorso di re Carlo alla Camera dei Deputati riunitasi in seduta congiunta per omaggiare il sovrano del Regno Unito. Carlo tocca con levità argomenti che vanno dalla tristezza della guerra alla conquista per la pace, ricorda Falcone e raccoglie attraverso suoi ricordi personali una miriade di percezioni carezzevoli del nostro paese.

È la diciottesima volta che arriva in Italia e dichiara di averne un ricordo soave. Davanti ai deputati e ai senatori: “Gran Bretagna e Italia sono unite nella difesa dei valori democratici. I nostri paesi sono stati tutti e due al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno, le nostre forze armate sono fianco a fianco nella Nato”.

Carlo III abbozza un italiano più accettabile dell’inflessione garbatellara a cui siamo abituati. E non manca di dare la sua conosciuta vena umoristica. “Spero di non stare rovinando la lingua di Dante così tanto da non essere più invitato in Italia”.

Ma ha il merito anche della memoria: “tra poche settimane celebreremo l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Ue, ricorderemo il terribile prezzo della guerra e il prezioso dono della pace”. Ma ribadisce: “Insieme al fianco di Kiev, insieme nella Nato”. Ed è il re il portavoce dei valori democratici (cose dei controsensi di questi tempi). “Gran Bretagna e Italia sono unite nella difesa dei valori democratici. I nostri paesi sono stati tutti e due al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno, le nostre forze armate sono fianco a fianco nella Nato. Siamo infinitamente grati del ruolo dell’Italia che ospita basi chiave della Nato e che guida numerose operazioni all’estero”.

E uno sguardo è rivolto anche al passato che non passa. “Grazie agli italiani che diedero rifugio ai soldati britannici”. Il re vuole ricordare anche la visita della Regina Elisabetta in Sicilia a pochi giorni dalla strage. “L’Italia sarà sempre nel mio cuore come fu per la mia adorata madre che non dimenticò mai il suo meraviglioso venticinquesimo compleanno a Tivoli nel 1951 e la sua tappa a Capaci molti anni dopo nel 1992 quando rese omaggio pochi giorni dopo il suo assassinio al vostro leggendario procuratore antimafia Giovanni Falcone”.

IL finale di discorso di re Carlo III: “Qualunque siano le sfide e le incertezze che inevitabilmente affrontiamo come nazione ora e nel futuro possiamo superarle insieme. E lo faremo quando lo avremo fatto”. E il finale con la chiusa dantesca: ”e poi uscimmo a rivedere le stelle”.

Ma la frase shakespeariana per cui “lo faremo quando lo avremo fatto” sintetizza la metafisica anglosassone per cui ci si può dire artefici di un’attività effettiva solo in conclusione della stessa. Ma cosa più importante, avendone apprezzato il buon esito tanto da poterlo storicizzare.

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